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Capire le generazioni per guidare l’impresa

09 Dic 2025 Posted by Anna Lavatelli in News, News

Come la leadership intergenerazionale rafforza collaborazione e performance nelle PMI

 

Nella Pillola di sapere del 26 novembre, Vincenzo di Fiore ha affrontato il tema partendo da un dato evidente: nelle organizzazioni convivono Baby Boomers, Generazione X, Millennials e Ge-nerazione Z. Quattro prospettive differenti sul lavoro, sulle relazioni professionali, sulla tecnologia e sul significato stesso della leadership.

Questa coesistenza non è un vincolo: è un’occasione. A patto di interpretare le differenze come tendenze culturali, non come categorie rigide. Vincenzo di Fiore ha ricordato che le persone non possono essere ricondotte a profili generazionali predefiniti: sono individui inseriti in una realtà specifica, con una propria storia e traiettoria.

La leadership intergenerazionale nasce qui: nel tenere insieme le persone senza appiattirle e nel leggere ciò che le distingue senza trasformare le differenze in distanza.

 
Comprendere le generazioni per comprendere le persone
Ogni generazione porta una propria visione del lavoro, modellata da eventi storici, tecnologie, modelli educativi e contesti familiari. Questo influenza cosa si considera prioritario, come si vive la responsabilità, il modo in cui si comunica e ciò che genera motivazione.
Chi è cresciuto in contesti più stabili tende a valorizzare chiarezza e continuità; chi ha attraversato fasi di grande trasformazione si muove con maggiore flessibilità; chi è entrato nel lavoro in un’epoca già digitalizzata considera naturale la connessione costante e il feedback immediato.
Comprendere queste differenze consente di interpretare meglio i comportamenti e creare forme di collaborazione più consapevoli.
Superare i bias per far crescere la collaborazione
La discussione ha riguardato anche alcuni pregiudizi reciproci, p.es.: giovani percepiti come impazienti o profili senior come poco adattabili. Sono schemi che irrigidiscono le relazioni, mentre la leadership dovrebbe aprirle. Ogni sensibilità generazionale porta contributi distinti: esperienza, visione strutturata, spirito critico, capacità di adattamento, rapidità digitale, attenzione ai valori.

Ad esempio, la Generazione X — spesso cresciuta in contesti che valorizzavano autonomia e auto-organizzazione — può incontrare qualche difficoltà nell’adattarsi alle esigenze delle generazioni più giovani, che richiedono maggiore confronto, presenza e rassicurazione. Integrare prospettive diverse significa costruire squadre più equilibrate e decisioni più complete.

 
Il nuovo ruolo dell’impresa
Il rapporto con il lavoro non è più univoco: per alcuni è un pilastro identitario, per altri deve essere coerente con un equilibrio più ampio che integra benessere, flessibilità e valori personali.
Le imprese sono chiamate a riconsiderare cultura interna, comunicazione, processi di recruiting e onboarding, percorsi di crescita e pratiche di feedback.
La leadership intergenerazionale non riguarda solo i manager: richiede un’organizzazione capace di creare contesti che favoriscano l’incontro tra sensibilità diverse.
Una cultura che valorizza queste differenze contribuisce a ridurre il turnover, rafforzare la motivazione e sostenere l’innovazione.

 
Dove nascono davvero le incomprensioni
Molte tensioni non dipendono dall’età, ma da come si interpretano concetti chiave come tempo, spazio, comunicazione, tecnologia e ruolo.
Una comunicazione diretta può essere percepita come trasparenza o come durezza.
Una riunione molto strutturata può rassicurare qualcuno e irrigidire qualcun altro.
La presenza fisica può rappresentare un valore o una forzatura.
Rendere esplicite queste differenze è cruciale per prevenire conflitti e costruire un dialogo più efficace.

 
Il ruolo decisivo del manager
Nel modello proposto da di Fiore, il manager è l’elemento decisivo. È nel quotidiano che si gioca la qualità della collaborazione.
La leadership intergenerazionale richiede flessibilità, ascolto, curiosità, empatia e capacità di leggere i bisogni individuali.
Il mindset del manager — più degli strumenti — determina la riuscita dell’integrazione generazionale. È una competenza che si costruisce attraverso ascolto attivo, modulazione della comunicazione e capacità di tenere insieme prospettive diverse.

 
Versanti di azione: azienda, manager, persone
Durante l’incontro è emerso che l’intervento deve agire su più dimensioni: quella organizzativa, legata a processi e cultura interna; quella manageriale, relativa agli stili di guida; e quella individuale, che richiede disponibilità a comprendere il punto di vista dell’altro.
Su tutte vale una regola essenziale: le differenze generazionali sono tendenze, non diagnosi. Ogni persona è unica e ogni azienda ha una propria identità.

 
Costruire una leadership che integra
Tra le leve concrete che possono sostenere questo percorso rientrano, ad esempio:
• il mentoring, come affiancamento strutturato tra profili più esperti e più giovani;
• il reverse mentoring, in cui sono i più giovani a trasferire competenze — in particolare digitali — ai colleghi più esperti;
• i percorsi di coaching, individuali o di team, per lavorare su consapevolezza e stile di guida;
• i momenti informali di dialogo, pensati per favorire il confronto fuori dalle urgenze operative.

Questi strumenti diventano davvero efficaci quando sono inseriti in una cultura che valorizza ascolto, reciprocità e collaborazione autentica.

La leadership intergenerazionale non crea uniformità: crea coerenza, permettendo a visioni diverse di convergere verso una direzione comune.

 
Conclusioni
La leadership intergenerazionale è una competenza chiave per chi opera in contesti complessi.

Significa costruire organizzazioni capaci di leggere le differenze come risorse, non come ostacoli, e di accompagnare le persone secondo i loro bisogni reali, non secondo etichette generazionali.

La Pillola di sapere del 26 novembre ha mostrato che il punto di partenza è un occhio attento, è la capacità di vedere le generazioni come prospettive diverse sul lavoro, da integrare con intelligenza per alimentare collaborazione, innovazione e futuro.

 

Il Networking Efficace

12 Nov 2025 Posted by Anna Lavatelli in News, News

Costruire relazioni autentiche e durature: ecco che cosa significa davvero “fare rete”.
Qualche consiglio su come si fa

 

Relazioni vere, fiducia e consapevolezza: il capitale che genera valore
Oggi il networking è parte integrante della vita professionale. Ma saperlo fare bene significa superare l’idea di “vendere sé stessi” e imparare invece a costruire connessioni di senso.

Come ha spiegato Lorena Bullo durante la Pillola di sapere del 29 ottobre,
“Confidare e cogliere il piacere di stare in relazione – ancor prima di fare – è il senso della rete, è il tuo networking efficace.”

Una rete che funziona non nasce dalla quantità di contatti, ma dalla qualità delle relazioni: persone che si riconoscono, si ascoltano e decidono di condividere esperienze, valori e obiettivi.

 

Dal biglietto da visita alla relazione autentica
Il networking, se fatto con consapevolezza, è un processo di costruzione di fiducia, che valorizza la relazione prima di ogni altra cosa.

Ogni incontro è un’occasione per conoscersi, confrontarsi e, se si crea sintonia, costruire una collaborazione duratura.

Per questo, spiega Bullo, fare rete significa imparare a:
Presentarsi in modo autentico, dicendo chi si è davvero, non solo cosa si fa.
Conoscersi, cercando punti di contatto e ascoltando con curiosità.
Coltivare le relazioni nel tempo, trasformando i contatti in rapporti di valore.

“Meglio pochi incontri autentici che decine di conversazioni vuote: la vera rete si costruisce un dialogo alla volta.”

 
Fiducia e reputazione: il cuore della rete
Uno dei passaggi più significativi dell’incontro ha riguardato il tema della fiducia, elemento centrale di ogni relazione professionale.
Fare rete significa anche esporsi: ogni volta che mettiamo in connessione due persone, mettiamo in gioco la nostra credibilità.
La reputazione personale diventa così il vero capitale relazionale.

Chi dimostra coerenza, rispetto e credibilità nel tempo costruisce una rete che si sostiene da sé: un ecosistema di persone affidabili, che si stimano, si supportano e si aprono a nuove collaborazioni.
Il networking efficace, ha ricordato Bullo, “è una pratica di fiducia che cresce con il tempo e cambia con noi”.

 

Consapevolezza e responsabilità nel costruire la propria rete
Fare rete significa anche mettersi in gioco.
Richiede il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort e la volontà di conoscere senza pregiudizi.
Tutto parte da domande essenziali: Chi sono? Cosa voglio? Cosa offro?
Domande che non servono solo a presentarsi meglio, ma a dare una direzione di senso alle proprie relazioni.

Per Obiettivo 50 questa Pillola di sapere è stata un’occasione per riaffermare la forza del suo network: una comunità di professionisti di lungo corso che condivide esperienze, competenze e relazioni per creare valore collettivo.

Un esempio concreto di come la fiducia, coltivata nel tempo, possa trasformarsi in una risorsa comune e in un motore di nuove opportunità.

 
Conclusioni
Fare networking significa coltivare relazioni di senso, raccontarsi con sincerità, ascoltare con curiosità e scegliere di investire nel tempo.

Come ha ricordato Lorena Bullo, la rete più solida è quella che cresce con noi: un intreccio di esperienze e storie che, giorno dopo giorno, continua a generare valore e nuove connessioni.

Un principio che rispecchia pienamente lo spirito di Obiettivo50, dove la condivisione e la fiducia alimentano una rete capace di valorizzare l’esperienza e trasformarla in risorsa comune.

Per i Soci Obiettivo50 sono previste particolari agevolazioni per seguire programmi e altre attività condotte da Lorena Bullo attraverso la sua organizzazione.
I dettagli nella Bacheca Soci.

 

Nuovo Direttivo Obiettivo 50

11 Ott 2025 Posted by Anna Lavatelli in News, News

Visione e continuità per il biennio 2025–2027
Il 24 settembre scorso si è tenuto il meeting di insediamento del nuovo Direttivo di Obiettivo 50 per il biennio 2025–2027, guidato dal Presidente Gianpaolo Rolando e dalla Vicepresidente Gabriella Grazianetti. Un appuntamento che ha inaugurato ufficialmente il nuovo anno dell’Associazione, offrendo ai soci un’occasione preziosa di confronto, dialogo e networking.

L’incontro si è aperto con un giro di tavolo: prima la presentazione dei componenti del nuovo Direttivo, poi quella di tutti i soci presenti, storici e nuovi. Un momento che ha messo in evidenza la pluralità di esperienze e competenze che costituisce la vera forza dell’Associazione, nella quale sempre nuove energie si inseriscono con continuità e al tempo stesso con spirito inno-vativo in un percorso virtuoso consolidato.

Il confronto sulle prossime “Pillole di Sapere” curate da Obiettivo50 Academy si è rive-lato uno dei momenti più vivaci e ricchi di spunti. Tra le proposte, quelle che hanno suscitato maggiore consenso sono state: l’Innovazione nei modelli di distribuzione, la Leadership intergenerazionale, la Certificazione della Parità di genere, l’efficace utilizzo dei Bandi, e un tema che continua ad essere di punta – l’Intelligenza Artificiale – con un particolare focus su potenziali rischi e sul piano AI Plus svelato recentemente dalla Cina, che mira ad integrare profondamente l’intelligenza artificiale in ambiti cruciali come la manifattura, l’agricoltura e i servizi.
Altri temi su cui i manager associati hanno manifestato interesse sono stati: la rete e il posizionamento professionale come leva per valorizzare le competenze, l’analisi preditti-va per anticipare le tendenze, la gestione della reputazione online, nonché il ruolo del management in un contesto geopolitico turbolento.

Grande attenzione e aspettative sono state poi generate dall’annuncio del corso intensivo “Temporary Management: da Manager a risorsa strategica per tutte le funzioni aziendali” , idealmente programmato per la primavera del 2026.

Si è infine discusso della necessità di aggiornamenti da apportare al sito, che è un elemento chiave per la riconoscibilità e la promozione dell’Associazione, e sono stati individuati alcuni primi passi da compiere.

La giornata si è conclusa con un aperitivo di networking, occasione informale ma preziosa per trasformare le idee in connessioni e aprire la strada a nuove collaborazioni.

Con questo incontro si apre ufficialmente il nuovo biennio di Obiettivo 50: un in bocca al lupo al nuovo Direttivo e a tutti i soci, per un anno dinamico e ricco di stimoli, confronto e crescita condivisa.

Ci vediamo ai prossimi appuntamenti!

 

Dalla “moda modulare” alla consulenza ESG

01 Ott 2025 Posted by Anna Lavatelli in Casi di successo, Casi di successo, News

Intervista a Gabriella Grazianetti, vicepresidente di Obiettivo50

Dal tessile alla consulenza ESG, passando per una filiera sperimentale legata al territorio: il percorso di Gabriella Grazianetti unisce creatività e pragmatismo, visione individuale e scambio collettivo. In questa intervista ci racconta come è nata la sua idea di “moda modulare”, quanto ha contato il confronto con i soci di Obiettivo50 e in che modo oggi la sua esperienza si sia trasformata in una testimonianza utile anche per altri professionisti.

Gabriella, il tuo percorso nasce nel tessile-moda. Da dove è partita l’idea?
È nato tutto come un esperimento di moda modulare: capi trasformabili, capaci di creare più combinazioni con meno risorse. Una sfida creativa che mi ha spinta a passare subito dalla teoria alla pratica. Ho realizzato prototipi e collezioni, costruendo una filiera sperimentale fatta di fornitori e laboratori scelti con cura, realtà del territorio che hanno reso concreto un pro-getto nato come laboratorio creativo.

Quanto ha contato Obiettivo50 nella fase iniziale?
Moltissimo. Alcuni soci, esperti di marketing e comunicazione, mi hanno aiutata nel posizionamento del brand United Separable; altri, con competenze in internazionalizzazione del tessile-moda, mi hanno reso agevole accostarmi a mercati complessi e a dinamiche nuove. In questo modo, un’idea che nasceva come sfida personale ha assunto una prospettiva manageriale più strutturata.

Oltre al supporto operativo, cos’hai trovato in Obiettivo50?
Ho trovato soprattutto un luogo di confronto. Non solo “aiuti” mirati, ma una vera palestra di dialogo e arricchimento reciproco. Ogni fase del mio progetto diventava occasione per condividere aggiornamenti, riflessioni sugli standard EFRAG relativi ai report di sostenibilità, esperienze di filiera e contatti esterni. Non era un semplice passaggio di informazioni da loro a me o rispettivamente da me a loro, ma uno scambio continuo. E questo è ciò che rende speciale Obiettivo50: la possibilità di crescere insieme, in un processo di cross-fertilization di percorsi e competenze.

A un certo punto, però, hai scelto di cambiare rotta. Perché?
Il contesto globale parlava chiaro: produciamo troppo e scartiamo ancora di più. Con mercati in contrazione, tensioni geopolitiche e il cambiamento climatico, ho sentito il bisogno di trasformare il mio progetto in qualcosa di diverso. Non una chiusura, ma un nuovo inizio: una exit strategy che rappresentasse un case study concreto, utile per portare avanti attività di consulenza e diffusione sui temi ESG, sulla circolarità e sui modelli di consumo sostenibile.

Oggi in che direzione ti muovi?
Come ho detto, il laboratorio di prototipi ha lasciato spazio a un lavoro di consulenza. Non parlo più di collezioni, ma di strumenti, metodi, sensibilità. E grazie a Obiettivo50 questo passaggio è diventato collettivo: un percorso che non riguarda solo me, ma che si arricchisce delle esperienze degli altri soci, generando valore condiviso.

Se dovessi sintetizzare in poche parole, qual è il valore di Obiettivo50?
È un moltiplicatore di competenze. Restituisce molto più di quanto ciascuno possa por-tare individualmente. È un luogo dove le esperienze personali diventano patrimonio comune e da cui nascono nuove possibilità di azione. E in un mondo che richiede aggiornamenti continui e un ripensamento profondo dei nostri modelli economici e culturali, questa capacità fa davvero la differenza.

Da percorso a testimonianza
La storia di Gabriella Grazianetti dimostra che un progetto può svilupparsi in modi diversi e diventare, oltre che un’avventura imprenditoriale, anche un’occasione di insegnamento per altri e di arricchimento reciproco. Non solo grazie alla solidità di un’idea, ma attraverso lo studio attento, l’empatia e la voglia di trasmettere e imparare sempre. Oggi il suo contributo in Obiettivo50 non è soltanto quello di una professionista, ma di una manager capace di trasformare il proprio percorso in una risorsa collettiva: un esempio concreto di come la condivisione possa diventare innovazione.

Assemblea 2025 dei Soci Obiettivo50

09 Lug 2025 Posted by Anna Lavatelli in News, News

Approvato il Bilancio ed eletto il nuovo Consiglio Direttivo. Poste le basi per un programma di consolidamento e di crescita

Riuniti il 19 giugno a Milano nella sede di M&C Partners, i soci hanno esaminato il rendiconto economico 2024 e il forecast per il 2025, confermando, nonostante l’obiettiva difficoltà del contesto socio-economico, la sostenibilità economico-finanziaria dell’Associazione e le condizioni favorevoli per proseguire e rafforzare il percorso di sviluppo.
Il bilancio è stato approvato all’unanimità e l’Assemblea ha eletto il nuovo Consiglio Direttivo, composto da:

• Alberto Accolla
• Gianfranco Antonioli
• Gaetano Bonfissuto
• Claudio Gregorio
• Gabriella Maria Angela Grazianetti
• Patrizia Oliveri del Castillo
• Marina Pittini
• Gianpaolo Rolando

Il Consiglio, che resterà in carica per il prossimo biennio, si è successivamente riunito il 2 luglio e ha eletto i nuovi Presidente e Vicepresidente.
La carica di Presidente sarà ricoperta da Gianpaolo Rolando e la Vicepresidente sarà Gabriella Maria Angela Grazianetti.
Confermato Giuseppe Lunetta nella posizione di Tesoriere.

Nell’illustrare le attività concluse nel primo semestre 2025 e quelle progettate per il secondo, la Presidente uscente Marina Pittini ha invitato i soci a collaborare proponendo idee e nuove iniziative per promuovere l’attività dei manager soci di Obiettivo 50 presso la platea delle PMI, naturali destinatarie dei servizi professionali.

 

Quali linee di sviluppo per l’Associazione?

Dal confronto tra i Soci sono emerse alcune possibili direttrici di sviluppo:

Qualità e riconoscimento
Esplorare nuove modalità di attestazione della qualità dei servizi professionali prestati dai soci, per consolidare l’autorevolezza di Obiettivo 50 sul mercato e presso le aziende PMI e gli interlocutori istituzionali.

Servizi alle imprese
Sviluppare per i Soci pacchetti di consulenza aziendale che essi possono utilizzare nelle loro attività verso le PMI e percorsi di formazione manageriale specializzati su temi PMI rispondendo ai bisogni emergenti di competitività e innovazione.

Collaborazioni strategiche
Rafforzare le sinergie con altre associazioni di fractional e temporary management per ampliare le opportunità professionali dei soci e sviluppare iniziative congiunte a beneficio del tessuto imprenditoriale.

Nel corso del dibattito è emerso un promettente forte spirito di partecipazione e di collaborazione, e si è affermata la volontà di trasformare, attraverso adeguate proposte, le idee condivise in iniziative concrete e sostenibili.

 

Il Consiglio Direttivo raccoglierà i contributi e a settembre presenterà un piano operativo focalizzato su:

• l’introduzione di servizi innovativi per promuovere e valorizzare i manager associati
• la crescita dell’immagine di Obiettivo50 sul territorio e del suo potere di attrazione verso i manager potenziali nuovi soci;
• la creazione di sinergie con il mondo industriale e istituzionale.

L’appuntamento dunque è alla ripresa autunnale con proposte concrete e la volontà condivisa di far crescere, tutti insieme, il valore di Obiettivo 50.

 

L’informazione nell’era dell’Intelligenza Artificiale Generativa

08 Mag 2025 Posted by Anna Lavatelli in News, News

Essenziali pensiero critico e soft skill per il migliore uso di questi sistemi – Grandi cambiamenti anche nella ricerca di informazioni online

 

La Pillola di Sapere del 15 aprile, organizzata da Obiettivo50, ha offerto uno sguardo approfondito su come l’Intelligenza Artificiale generativa stia cambiando il modo in cui cerchiamo, selezioniamo e interpretiamo le informazioni online.

Ad affrontare il tema sono stati: Alberto Accolla, consulente di direzione in innovazione strategica e consigliere di Obiettivo50, con una riflessione sui rischi legati ai bias cognitivi da cui possono essere affetti i sistemi AI e quindi le loro risposte, e sulle relative responsabilità etiche e legali; e Andrea Paternostro, docente di digital marketing e comunicazione in università e istituti di ricerca e formazione, con un focus sull’impatto dell’AI sulle ricerche online, sul comportamento degli utenti/consumatori e sulle strategie di marketing digitale più efficaci per le aziende.

 

Bias e rischi nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale generativa

Accolla ha evidenziato come i moderni sistemi di AI quali ChatGPT, Gemini o Perplexity – non restituiscano certezze, ma generino risposte probabilistiche. Ne possono conseguire le cosiddette allucinazioni algoritmiche: risposte verosimili ma sbagliate, derivanti p.es. (ma non solo) da dati non aggiornati o non verificati. Questo accade perché, come sottolineato durante l’intervento, l’AI non ammette mai di non sapere. Non è in grado di sospendere il giudizio, e ciò può portare a disinformazione, errori decisionali e rischi reputazionali, soprattutto in ambito aziendale.
Accolla ha inoltre chiarito che, in assenza di un riconoscimento giuridico dell’AI, eventuali danni, plagi o contenuti errati ricadono su chi formula il prompt. Da qui l’importanza di promuovere un utilizzo consapevole degli strumenti generativi, basato, oltre che ovviamente sulle competenze tecniche, anche sulla verifica attenta delle fonti, su valutazioni etiche e sull’uso di alcune soft skill.

 

Soft skill e competenze trasversali nell’era dell’AI

Per affrontare con efficacia i cambiamenti portati dall’AI generativa e coglierne al meglio le opportunità sono determinanti alcune soft skill, tra cui in particolare sono state evidenziate durante l’incontro:
Intelligenza emotiva
• Pensiero critico
• Flessibilità e comunicazione
• Pensiero creativo
• Gestione del tempo

Queste abilità permettono di collaborare in team interdisciplinari, motivare le nuove generazioni, e valorizzare l’esperienza dei professionisti senior. Per manager e consulenti saperle riconoscere e coltivare è oggi un vantaggio competitivo.

Come cambia il comportamento degli utenti nelle ricerche online
Paternostro ha illustrato l’evoluzione del Customer Search Journey, cioè del processo che porta dal primo contatto all’acquisto online di un bene o di un servizio, un processo oggi sempre più frammentato e non lineare. Gli utenti si muovono tra streaming, scrolling, searching e shopping in un processo definito da Google come “messy middle” .
In questo contesto, si possono registrare valutazioni distorte o erronee della realtà (bias): fattori come scarsità percepita del prodotto o servizio cui si è interessati, la disponibilità di consegne rapide e/o gratuite, l’opinione di esperti e le recensioni degli altri utenti condizionano fortemente le scelte.

L’arrivo dell’AI Overview di Google, attiva in Italia da marzo 2025, accentua questi cambiamenti: le risposte sintetiche generate dall’AI vengono mostrate prima dei risultati organici, riducendo drasticamente il CTR (Click-Through Rate, in pratica un parametro che misura l’efficacia di una campagna online) e modificando l’equilibrio della visibilità online.

Come evidenziato da Paternostro, perché un’azienda abbia una visibilità rilevante non basta più una presenza digitale generica: bisogna che l’azienda stessa diventi una fonte autorevole e citabile. I contenuti devono essere coerenti, ben referenziati, verificabili e costruiti su basi solide, poiché sono proprio queste caratteristiche che aumentano la probabilità di essere selezionati dagli algoritmi generativi.

È stata inoltre sottolineata l’importanza di rafforzare anche con l’uso di AI la propria strategia di marketing dosando il mix di strumenti a disposizione:

Canali proprietari, come siti web, newsletter, materiali informativi, eventi aziendali
Contenuti “guadagnati” , come menzioni, recensioni, relazioni pubbliche e media coverage
Contenuti a pagamento, come campagne pubblicitarie, sponsorizzazioni e simili per aumentare visibilità e coerenza nella narrazione digitale

Un digital marketing mix solido e strategico è oggi un elemento chiave per emergere nei nuovi ambienti conversazionali basati su AI

 

Perché guidare (e non subire) la trasformazione digitale

L’Intelligenza Artificiale Generativa rappresenta una delle trasformazioni tecnologiche più rapide e profonde degli ultimi decenni, paragonabile all’introduzione del computer, ma con una diffusione ancora più accelerata.

Per i Temporary manager e i Consulenti aggiornare le proprie competenze e posizionarsi in modo autorevole all’interno di questo contesto in continua evoluzione è una priorità.

Significa:
• comprendere come cambiano le logiche di ricerca e visibilità online
• investire nella propria reputazione digitale
• diventare un punto di riferimento affidabile e riconosciuto

La vera sfida non è rincorrere l’innovazione, ma guidarla con consapevolezza, etica e visione. Solo così è possibile continuare a generare valore in modo sostenibile, umano e rilevante.