Casi di successo

I MANAGER SI RACCONTANO. La svolta professionale di Antonella Di Nicolò

Posted by Anna Lavatelli in Casi di successo, Casi di successo, News, News

La nostra socia Antonella, dopo una lunga carriera all’interno di multinazionali straniere, si è trovata ad affrontare una impegnativa fase di cambiamento dell’ambiente lavorativo nella sede milanese dell’azienda: nuova organizzazione del lavoro, nuove procedure, nuovi capi, nuovi colleghi. Una situazione nella quale non si trovava a proprio agio. Che fare allora? Provare a riorientare la propria vita professionale, aggiornando le sue competenze, ampliando il suo network di contatti e mettendo a prova le sue capacità di reazione. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza. “È successo tutto tre anni fa”, esordisce Antonella, “quando mi sono trovata, quasi alla fine della mia carriera lavorativa, a dover ricominciare in un ambiente totalmente diverso, con persone nuove e con esigenze molto differenti. Ho sentito il bisogno di qualcuno che mi aiutasse ad assumere competenze più trasversali, che mi permettessero di affacciarmi nuovamente al mondo del lavoro, magari cimentandomi, perché no?, in una veste, quella di consulente. In questa fase ho cercato dei contatti, qualcuno che potesse guidarmi ed ascoltarmi; ho così conosciuto Obiettivo 50, un’associazione che mi ha offerto possibilità di collaborazione, ma soprattutto un ambiente positivo che potrei riassumere con lo slogan «Non combattenti e reduci; piuttosto, reduci ma combattenti».” Qual è stato il supporto più significativo che Obiettivo50 ti ha fornito? “Uscire da una struttura gerarchica come quella di una multinazionale è stato complesso. Per riorientare la mia vita professionale, necessitavo non solo di dialogo ma di un confronto concreto con altri manager, che Obiettivo 50 ha saputo darmi. Ho avuto la possibilità di accedere a seminari (le “Pillole di sapere” organizzate da Obiettivo50 Academy), ma ho soprattutto apprezzato l’accoglienza e la componente di solidarietà che mi accompagnano ormai da tre anni. Mi sono sentita parte di una rete di colleghi coraggiosi, intraprendenti, mai stanchi di imparare e di trasmettere conoscenza, sempre pronti allo scambio di esperienze. Lo spirito dell’associazione mi ha aiutato a rimettermi in gioco e mi ha insegnato a fare rete, la cosa più importante e utile. Ho imparato a non perdermi d’animo grazie alla disponibilità e all’incoraggiamento di tante persone. Inoltre, ho potuto contare su punti di vista differenti e interessanti, che mi hanno dato una mano a ritrovare la motivazione giusta”. Come si è evoluta poi la tua carriera lavorativa? “L’occasione giusta è arrivata quando mi è stata segnalata la possibilità di partecipare a un bando della pubblica amministrazione, che non avrei mai pensato di…

I MANAGER SI RACCONTANO. L’esperienza di Laura Vescovo alla Fondazione Prandoni

Posted by Anna Lavatelli in Casi di successo, Casi di successo, News

Nel 2021 abbiamo raccolto l’esperienza di una delle nostre socie, Laura Vescovo, relativamente alla nomina a consigliera presso la Fondazione Prandoni, Organizzazione senza fini di lucro, operante nell’ambito dell’assistenza socio-sanitaria e assistenziale a persone anziane, nel contesto territoriale di Como, Lecco, Milano e Varese.   Laura, dopo aver risposto nuovamente al bando del comune di Milano è stata rieletta consigliera per i prossimi 3 anni (maggio 2023 – maggio 2026). Le abbiamo chiesto di raccontarci com’è andata e che cosa l’ha spinta a ricandidarsi. “Innanzitutto, il primo periodo del mio insediamento, che è corrisposto all’inizio del Covid, è stato molto sofferto e faticoso. L’epidemia non ha infatti risparmiato nessuno: dai degenti a gran parte del personale, al Presidente e al Direttore Generale. Il consiglio ha dovuto far fronte a un periodo molto complicato, che ha però accelerato il mio inserimento e creato un clima di grande collaborazione, partecipazione e stima all’interno del Consiglio. Dopo 3 anni nel ruolo di consigliera posso dire che si tratta di un’esperienza molto soddisfacente e arricchente dal punto di vista umano e professionale, ma anche di grande responsabilità da non sottovalutare. La cornice è inoltre molto piacevole, in quanto la fondazione si trova a Torno, in quella che era la villa di vacanza della famiglia Prandoni, affacciata sul Lago di Como, con un bellissimo parco secolare”. Quali sono state le iniziative e le attività degne di nota durante il suo primo mandato? “In questi anni sono state promosse molte iniziative sul fronte immobiliare, cosa che ha permesso la costruzione di una nuova importante ala della struttura, con 20 camere accessoriate, palestra e terrazza vista lago. I letti disponibili nella struttura sono così passati da 70 a 90. Per quanto riguarda l’assetto organizzativo, il consiglio ha poi nominato a sua tutela, benché non fosse obbligatorio, un Organo di Vigilanza, che potesse sovraintendere alle scelte e ai comportamenti della struttura, garantendo al contempo il rispetto delle norme. Una scelta rivelatasi di successo, che ha consentito alla fondazione di superare brillantemente i controlli (audit) da parte di ATS e ROS, che si sono svolti durante e dopo la pandemia Covid. Da sottolineare poi l’attenzione posta dal consiglio alle tematiche di benessere di tutti gli stakeholder della Fondazione a partire dagli ospiti e dal personale, dei quali si monitora periodicamente la soddisfazione che raggiunge livelli sempre molto positivi anche in confronto ai benchmark certificati dalla LIUC, l’Università di Castellanza….

I manager si raccontano – Laura Vescovo

Posted by Gabriella Valeri in Blog, Casi di successo, Casi di successo

Con Obiettivo50 si può anche entrare nel CDA di una Onlus: il racconto di un percorso manageriale alternativo, nel volontariato, nominata dal Comune di Milano consigliera in un ente partecipato. Il Comune di Milano, come ogni comune di certe dimensioni, possiede partecipazioni in alcuni enti, su cui esercita una forma di controllo inserendo  suoi rappresentanti negli organi di governo degli enti stessi, nominandoli attraverso bandi rivolti alla società civile. Gli enti partecipati sono i più vari: le aziende municipalizzate, certo, ma anche, ad esempio, la Scala, il Policlinico, il Pio Albergo Trivulzio, la SEA, le scuole civiche ed altri ancora. Per concorrere alla selezione dei rappresentanti del Comune non è possibile autocandidarsi ma occorre, ad esempio, far parte di una associazione di volontariato o assimilata, come Obiettivo50. E così, all’inizio del 2020, a Gianfranco Antonioli, Presidente di Obiettivo50, viene in mente di candidarmi come consigliera presso la Fondazione Casa di Riposo Prandoni di Torno (CO). Ciò in considerazione anche del mio ruolo di consigliera della Fondazione Biffi RSA di Milano, di cui Antonioli stesso è presidente, e della mia decennale militanza come volontaria e presidente dell’AVO Milano (Associazione Volontari Ospedalieri). A fine luglio mi telefona la responsabile dell’Ufficio Nomine del Gabinetto del Sindaco: ero stata nominata! Inizia così un’esperienza nuova e interessantissima. Lontana dal mondo del business e delle imprese con cui ho familiarità (una vita con responsabilità manageriali nei settori marketing commerciale, dapprima di un grande gruppo informatico e poi di un grande gruppo bancario); ma un’esperienza nella quale riversare comunque le mie competenze manageriali ricevendone in cambio un arricchimento professionale e personale di grande valore. Mi avvicino al mondo delle Fondazioni e studio la vita e le opere della fondatrice Pia Prandoni che nel 1954 lascia tutti i suoi beni alla Fondazione con lo scopo di assistere e ospitare, presso la villa di famiglia sul lago di Como, le signorine over55 che sono state impiegate bancarie (attività della famiglia), preferibilmente originarie dei comuni di Torno, di Milano, residenza dei Prandoni, e di Luino, città natale del padre Cesare. Col tempo l’iniziativa ha allargato i suoi orizzonti e oggi la casa di riposo ospita anche uomini senza limiti né di territorio né di attività. Ma che cosa c’entra il Comune di Milano? Pia Prandoni aveva scritto nello statuto della Fondazione che uno dei cinque consiglieri doveva essere nominato dal sindaco di Milano. Ed eccomi qua. I miei obblighi verso il…

Le aziende raccontano – Martella Srl, dall’elettronica industriale al CoviTag, il “distanziatore sociale” a infrarossi

Posted by Gabriella Valeri in Blog, Casi di successo, Casi di successo

Martella, una PMI di Legnano, brevetta un prodotto di elettronica avanzata per il tempo del Covid L’hanno battezzato COVITAG e l’hanno brevettato. E il marchio reca, al posto della “O”, l’inconfondibile immagine del Coronavirus, resa ormai familiare (purtroppo) da web, TV e stampa. È il distanziatore  a tecnologia infrarossi, indossabile, ideato e prodotto da una agguerrita PMI di Legnano (MI), la Martella s.r.l., specializzata in elettronica industriale: uno strumento essenziale per garantire in tempi di Covid il corretto distanziamento sociale tra persone munite del dispositivo. E – affermano i suoi progettisti – unico nel suo genere sul mercato, grazie alla tecnologia impiegata. Tra i protagonisti di questa avventura c’è il nostro socio Marco Faita, il quale ha sviluppato numerose esperienze di successo nel guidare le PMI sul cammino verso l’innovazione, uno dei pochi porti, se non l’unico, cui approdare se si vuole continuare a competere vittoriosamente anche in tempi di post-Covid. Il suo supporto non riguarda solo gli aspetti tecnologici, ma anche e soprattutto il cambiamento di atteggiamento che l’impresa deve avere verso il nuovo. E così è stato anche nel caso Martella.  CoviTag, come funziona Tornando al CoviTag, il segreto del prodotto è nell’architettura sistemistica basata su una piattaforma tecnologica del tutto innovativa, che consente di realizzare prodotti decisamente avanzati rispetto ad altre soluzioni sul mercato, basate su tecnologie Bluetooth o Banda Ultralarga, le quali sono soggette a instabilità e forniscono quindi rilevazioni non sempre affidabili. CoviTag informa l’utente attraverso un segnale (suono, luce o vibrazione, a scelta) in caso di superamento della soglia di sicurezza, programmabile entro 1 o 3 metri, rispetto ad altri dispositivi CoviTag. Questi dialogano fra loro costantemente con un protocollo proprietario tramite il segnale infrarosso che crea intorno alla persona una vera e propria bolla sensibile al segnale degli altri CoviTag. Non servono app e non servono infrastrutture esterne. Il rischio di rilevazioni scorrette, il fenomeno dei cosiddetti falsi positivi, con CoviTag è annullato. I tecnici spiegano infatti che l’infrarosso, quando trova un ostacolo, ad esempio pareti divisorie negli ambienti di lavoro o scaffalature di supermercati e magazzini, si arresta senza oltrepassarlo, proprio come fa il virus, al contrario di sistemi basati su altre tecnologie che possono generare così risultati ingannevoli. Infine CoviTag non interferisce con altri sistemi presenti negli ambienti interessati e non è basato su radiofrequenze: quindi è particolarmente indicato, oltre che per strutture industriali e uffici, anche per ambienti come ospedali,…

I manager si raccontano – Emilio Sassone Corsi

Posted by Gabriella Valeri in Blog, Casi di successo, Casi di successo

Obiettivo50: uno stimolo ad andare avanti con successo per nuove strade Napoletano, classe 1955, laurea in Fisica; dopo una trentennale carriera manageriale, in Italia e all’estero,  nella gestione di sistemi informatici per grandi clienti, terminata nel 2008, mi sono trovato a decidere una svolta professionale, che ha determinato tutto il resto della mia carriera fino ad oggi: ho costituito  una società di consulenza di innovazione e di scouting di tecnologie innovative, la Management Innovation (MAIN – http://managementinnovation.it), cui poi si sono associati dal 2018 alcuni partner. A ciò hanno contribuito sia la mia naturale curiosità nei confronti delle nuove tecnologie, sia l’attitudine alla sfida imprenditoriale. Preziosi sono stati, anche nello svolgimento della nuova attività, gli stimoli emersi dal confronto con i tanti soci manager incontrati in Obiettivo50. L’esperienza in associazione mi è servita per crescere professionalmente in un settore dove non mi sentivo completamente attrezzato dal punto di vista culturale. Così pure, di grande aiuto sono state le attività di formazione organizzate da Obiettivo50 Academy, in particolare, per quanto mi riguarda, sul tema start-up. Ho maturato così una nuova significativa esperienza cooperando con strutture di ricerca e università in Italia e in Europa e lavorando per diverse grandi aziende. Dopo la svolta professionale… da cosa nasce cosa Nel 2015 ho costituito la società Green Energy Storage , con sede in Trentino (http://www.greenenergystorage.eu),a seguito dell’acquisizione per l’Europa di un brevetto Harvard University per la realizzazione di batterie organiche a flusso, un sistema di accumulo di grandi capacità di energia elettrica, usato principalmente in abbinamento con fonti rinnovabili come l’eolica e il solare, che garantisce una maggiore flessibilità e un migliore bilanciamento delle reti di distribuzione. Il relativo mercato si stima varrà globalmente circa 34 mld dollari entro il 2023. La società ha acquisito due progetti di ricerca, uno con la Provincia di Trento e uno con la Commissione Europea, con i quali sta realizzando lo scale-up,cioè l’evoluzione verso una struttura industriale con un preciso business plan. Dopo una prima batteria sperimentale fornita ad una Utility svizzera,l’ingresso nel mercato è previsto a partire dal 2020. La società, di cui MAIN è socia al 5% (gli altri soci sono Family Offices e privati che hanno acquisito quote in crowdfunding), ha oggi un valore stimato in 18 mln euro. Nel 2016 ho individuato nuove opportunità in un brevetto dell’Università di Milano Bicocca relativo a “Luminescent Solar Concentrator”, concretizzatosi poi in uno spin-off, e su…

Le aziende raccontano – Pappadà Gino, una azienda meccanica artigianale che vende con successo all’estero

Posted by Gabriella Valeri in Casi di successo, News, News

Intuito, fantasia, coraggio e naturalmente qualità … e anche una fabbrica artigianale può sfondare all’estero Vi presentiamo con questo articolo un’altra testimonianza delle aziende che hanno collaborato con successo con i soci di Obiettivo50. Oggi ascoltiamo la voce della ditta individuale Pappadà Gino, con sede in provincia di Parma, una impresa meccanica artigianale, che opera nel settore della termoidraulica e delle costruzioni meccaniche. L’azienda ha vissuto in questi ultimi anni (e vive tuttora) un’esperienza di successo in tema di internazionalizzazione, grazie anche alla consulenza del socio di Obiettivo50 Leonardo Petrilli. Se l’internazionalizzazione per una PMI è sempre una sfida, disegnare un percorso di sviluppo sui mercati esteri per una piccola impresa artigianale fortemente ancorata al territorio e al mercato domestico richiede intuito, fantasia e grande determinazione. La Pappadà Gino ci è riuscita. Nata negli anni ’50, l’azienda produce macchine ed accessori per la prefabbricazione di manufatti in calcestruzzo, tra cui macchine posa trefoli per grandi travi, sponde magnetiche per lastre di cemento, magneti per fissaggio sponde di casseforme, oliatrici per la preparazione delle superfici al getto di calcestruzzo. La collaborazione con Petrilli, che continua tuttora, è iniziata nel 2014 in occasione del Progetto ESP (Export Service Parma) VI Advanced gestito dalla ECIPAR, società del Gruppo CNA dedicata alla formazione e alla fornitura di servizi alle PMI, con sede a Parma. Il progetto si proponeva di sviluppare il processo di internazionalizzazione delle PMI dell’Emilia Romagna. L’azienda ha piccole dimensioni (neanche una decina di addetti) ma sviluppa in proprio i disegni costruttivi dei manufatti e progetta, pure in  proprio, nuovi elementi. E’ dunque l’artigianalità il carattere distintivo della produzione: volumi relativamente bassi e qualità elevata. “E qui sta il punto:” spiega il proprietario Massimo Pappadà “i competitor nel settore infatti hanno dimensioni e capacità commerciali molto robuste, anche perché generalmente appartengono a gruppi industriali con vasti interessi nel settore delle costruzioni in Italia e all’estero. Allora è proprio sulla dimensione artigianale dell’azienda che abbiamo fatto leva per espandere l’orizzonte della produzione aziendale”. Questo è stato ottenuto sia siglando accordi con rappresentanti/agenti, come p.es. in Belgio e in Spagna, sia con importanti General Contractor italiani che hanno permesso l’esportazione dei prodotti Pappadà in Svezia, Russia e USA. “L’unico problema” commenta Pappadà “è costituito dalla discontinuità della domanda per via della congiuntura internazionale. Ma questo non dipende da noi”. La testimonianza della Pappadà Gino conferma che il Made in Italy, se opportunamente presentato e…